Ecco tutti i sintomi iniziali della parodontite per riconoscerla e fermarla in tempo

Come capire se hai la parodontite e come riconoscerla? Purtroppo, la malattia parodontale è subdola: quando compaiono segni e sintomi, la situazione orale è già abbastanza compromessa. In questo articolo, vedremo tutti i sintomi iniziali della parodontite, per riconoscerla e agire con tempestività.

Quali sono i primi sintomi e segni della piorrea?

Come abbiamo detto nell’introduzione, la parodontite o piorrea è una patologia silente e i segni, così come i sintomi, sono piuttosto sfumati o si manifestano in fase tardiva. Purtroppo, in questo modo, i pazienti inconsapevoli continuano a portare avanti la malattia senza sottoporsi a controlli adeguati.

 

Vediamo le principali condizioni alle quali prestare attenzione, senza scambiarle per qualcos’altro:

  • Gengive arrossate: le gengive non sono rosee e turgide, ma molli. Attenzione, perché potremmo erroneamente pensare al contatto con alcuni cibi irritanti. Se non ne abbiamo mangiati e questa condizione persiste, potrebbe essere un segno di piorrea.
  • Gengive che sanguinano: si può notare durante la pulizia dei denti con lo spazzolino; questa condizione potrebbe far presumere un’esagerazione con lo spazzolamento, ma in realtà potrebbe anche indicare la presenza di piorrea.
  • Alitosi. Anche questo è un possibile segnale della presenza di piorrea, perché indica la presenza di batteri che si annidano nelle cosiddette tasche parodontali. Sappi che circa il 90% dei problemi di alitosi è legato a problematiche della bocca, mentre solo il 10% è dovuto a disturbi gastrointestinali. Parliamo di un’alitosi persistente, non semplicemente legata al consumo di cibi come aglio, cipolla o peperoni.

…E nelle fasi più avanzate?

Oltre ai segni iniziali della piorrea, possiamo anche rintracciare una condizione tipica delle fasi più avanzate della patologia, e cioè la retrazione gengivale: infatti, la gengiva che si ritira si sposta dal colletto, rivelando una piccola porzione della radice.

 

Pur essendo questa situazione fisiologica nei pazienti over 40, potrebbe indicare la presenza di parodontite, e richiedere analisi più approfondite.

 

Nel nostro studio odontoiatrico a Modena, l’attenzione verso la salute parodontale e gengivale è centrale; inoltre, parte integrante del nostro approccio professionale prevede la sensibilizzazione dei pazienti alla prevenzione e alla salute orale complessiva.

 

Infatti, proprio per evitare problematiche parodontali severe (ma non solo), è fondamentale affidarsi quanto prima a cure odontoiatriche mirate e regolari, e sottoporsi a controlli periodici.

 

Per garantire ai nostri pazienti e alle nostre pazienti trattamenti efficaci, approfonditi e completi, collaboriamo strettamente con il nostro parodontologo di fiducia, lo specialista in malattie parodontali che si prenderà cura di ogni persona.

 

Per approfondire queste tematiche, ti suggerisco di dare un’occhiata agli articoli a tema parodontologia che trovi sul nostro blog.

Come si arriva dall’accumulo di placca alla perdita del dente?

La parodontite è una malattia multifattoriale: esistono diverse cause che partecipano alla sua insorgenza. Le principali sono:

  • Batteri parodontopatogeni,parodonto-patogeni, cioè i principali agenti eziologici.
  • Predisposizione genetica, che determina una ridotta capacità di difesa.
  • Altri fattori di rischio, come il fumo e il diabete.

La gengiva sana e l’osso tengono saldo il dente in posizione. L’accumulo di placca irrita le gengive, che si infiammano, determinando la gengivite. Progressivamente, la gengiva si stacca dal dente, creando una tasca che si riempie di ulteriore placca.

 

Le tasche diventano sempre più profonde e la placca si indurisce in tartaro, con un accumulo di altra placca sulla superficie.

 

L’infezione batterica si estende fino alla radice del dente, finendo per distruggere l’osso che lo sostiene. Privato di questo sostegno, il dente si allenta e cade o deve essere estratto per via di un ascesso parodontale.

Come ricevere una diagnosi accurata?

La piorrea è una malattia piuttosto diffusa, che colpisce la metà della popolazione sopra i 40 anni (e nel 15% dei casi con forme severe). Proprio per questo motivo, ottenere una diagnosi precoce è davvero importante, perché si tratta di intervenire prima che il danno sia grave e irreversibile.

 

Esiste un esame che ci consente di formulare una diagnosi precoce, ed è il famoso test PSR (cioè Periodontal Screening and Recording), un sistema diagnostico di screening messo a punto dall’American Academy e diffuso dalla Società Italiana di Parodontologia (SIDP).

A cosa serve e come funziona il test PSR?

Il test PSR è un semplice test microbiologico, non invasivo e del tutto indolore. Vediamo come funziona:

  • Richiede circa 15 minuti di esecuzione;
  • Si utilizza una sonda millimetrata, con la quale viene analizzato il solco gengivale tra gengiva e dente in tutti i denti della bocca;
  • La bocca è idealmente suddivisa in sei aree o sestanti, a ognuno dei quali viene assegnato un valore. Il punteggio finale di ogni sestante va da 0 a 4 e consente di dividere i pazienti in tre grandi gruppi.

L’esame parodontale completo permette di raccogliere i principali parametri parodontali, cioè l’indice di placca e di sanguinamento: rappresentano lo stato di salute sopra e sotto-gengivale e sono dati dalla profondità del sondaggio, dall’entità della recessione gengivale e dalla perdita di attacco clinico.

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Suddivisione dei pazienti a seconda della gravità della patologia

Possiamo dividere i pazienti in tre macro gruppi:

  1. Pazienti con codice 0: si tratta di pazienti perfettamente sani, che devono soltanto fare prevenzione con una corretta igiene orale.
  2. Pazienti con codice 1 e 2: sono pazienti con una infiammazione dei tessuti superficiali, cioè quella che in gergo viene definita “gengivite”. Queste condizioni cliniche possono essere affrontate con un tempestivo intervento e sono totalmente reversibili, senza residuare in alcun danno. Si procede a una terapia professionale per rimuovere la placca batterica e il tartaro, in associazione al mantenimento igienico per risolvere definitivamente l’infiammazione.
  3. Pazienti con codici 3 e 4: questi pazienti mostrano segni di una situazione parodontale alterata e devono essere tempestivamente rimandati all’esperto in parodontologia, per effettuare esami diagnostici più approfonditi, e curati in maniera adeguata.

Come si può trattare la piorrea?

Per affrontare la malattia parodontale, ci sono due strade:

  1. Terapia parodontale non chirurgica: prevede la rimozione della placca e del tartaro, i principali fattori di rischio, e il controllo e l’igiene orale domiciliare. Da questo punto di vista, l’odontoiatra avrà il compito di sensibilizzare i pazienti circa le proprie abitudini e insegnare loro a lavorare sui fattori predisponenti. Questi aspetti può migliorare notevolmente la situazione.
  2. Terapia parodontale chirurgica, che include una serie di terapie e un approccio manuale. Tra i vari tipi di terapia parodontale chirurgica troviamo:
  • Chirurgia conservativa, semplice e solitamente ben tollerata. Funziona in questo modo: si apre un lembo gengivale per vedere direttamente l’osso sottostante e ripulire la tasca con maggiore efficacia.
  • Chirurgia rigenerativa: il tessuto parodontale può essere rigenerato parzialmente o totalmente.
  • Chirurgia resettiva: agisce sull’osso e sui tessuti molli, riducendo i difetti, e permette di eliminare la tasca gengivale spostando i tessuti gengivali in direzione apicale.

Con questo semplice articolo, spero di aver affrontato un aspetto fondamentale della situazione parodontale, e cioè la gestione dei sintomi iniziali. In caso di dubbi e domande, non esitare a scrivermi a simone@simonevaccari.it o a rivolgerti allo studio, saremo ben lieti di rispondere alle tue domande.




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