È davvero possibile eliminare i batteri della parodontite con l’air-polishing? Scopriamo di più su questa tecnica

Se già sai qualcosa della piorrea, anche nota come “parodontite”, saprai che si tratta di una malattia infiammatoria orale cronica di origine batterica (ma non solo), che attacca e distrugge progressivamente il parodonto, cioè l’insieme delle strutture di sostegno dei denti. In questo articolo, vedremo insieme come rimuovere i batteri della parodontite con l’air polishing: è una tecnica che dà buoni risultati, se utilizzata per scopi specifici. Infatti, è necessario motivare bene l’attenzione della pubblicità e del marketing su una tecnica come quella dell’air polishing che, come vedremo, risolve con rapidità alcune problematiche, ma non può sostituire gli approcci tradizionali al trattamento della parodontite.

Quali sono le cure previste per la malattia parodontale?

Ci sono studi che dimostrano che la malattia parodontale si può curare con successo con le terapie convenzionali, ottenendo risultati duraturi nel tempo. Uno dei punti chiave è l’eliminazione o la riduzione dei batteri presenti nella placca che si deposita sulla superficie dei denti o sul tartaro.

 

I pazienti che si sottopongono ai controlli periodici con precisione e regolarità hanno elevate possibilità di salvare i propri denti per tanti anni.

 

La terapia convenzionale prevede la rimozione meccanica della placca e del tartaro tramite strumenti manuali o meccanici (sonici o ultrasonici). Al paziente o alla paziente è poi affidato il compito di tenere sotto controllo la placca a casa, mediante un’igiene orale accurata.

 

La terapia convenzionale associata all’air polishing, una tecnica che vedremo tra pochissimo, rappresenta una soluzione indicata per alcune problematiche, ma non per risolvere la malattia parodontale.

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Conosciamo l’air polishing, tecnica rapida e indolore, ma… è sempre efficace?

Da svariati anni sono state introdotte tecniche alternative per l’eliminazione del biofilm batterico che colonizza la superficie dei denti. Una delle tecniche più innovative prende il nome di air-polishing.

 

  • Questo sistema, completamente indolore, utilizza un getto di aria compressa, acqua e una serie di polveri.
  • Queste polveri sono tra loro differenti in termini di caratteristiche della polvere e diametro delle particelle.

A seconda della sostanza erogata e della granulometria (intesa come grandezza della particella) vengono gestite le diverse situazioni cliniche.

 

Il principio dell’air-polishing sfrutta l’energia cinetica delle particelle creata da un flusso di aria compressa. Questa energia, a contatto con la superficie del dente, viene dissipata e si genera un’azione molto delicata ma assai efficace di rimozione del biofilm.

 

Contemporaneamente, la liberazione di un getto d’acqua favorisce il lavaggio continuo della zona trattata e impedisce la dispersione della polvere.

 

Attualmente le polveri utilizzate sono a base di:

  • Bicarbonato di sodio.
  • Glicina.
  • Eritritolo.

Ma l’air polishing funziona davvero per curare la piorrea?

La tecnica dell’air polishing: può curare la piorrea? No, facciamo attenzione

L’air polishing è una tecnica ampiamente promossa da diverse aziende. Perché questa tecnica è particolarmente enfatizzata a livello commerciale? Perché è rapida, veloce e indolore. Le aziende che si occupano di marketing hanno puntato su questi elementi, che indubbiamente catturano l’interesse dei pazienti.

 

Tuttavia, è importante specificare che la tecnica dell’air polishing agisce solo nella parte sopragengivale, cioè la parte della corona. Invece, la piorrea è determinata dai batteri nella zona sotto la gengiva, all’interno della tasca parodontale, dove l’air flow è controindicato e inefficace.

 

Perciò, si tratta di promozioni ingannevoli e leve di marketing fuorvianti: danno ai pazienti l’idea di poter curare con efficacia un problema, come quello parodontale, che richiede differenti tipi di approcci. Sono soprattutto l’idea della rapidità (e del risparmio di tempo) e dell’azione indolore a “ingolosire” i pazienti, ma il problema è assai più complesso.

Quando è utile la tecnica dell’air polishing? Per trattare l’area sopragengivale

Nel nostro studio dentistico di Modena utilizziamo abitualmente la tecnica dell’air polishing, ma solo per trattare l’area sopragengivale, soprattutto nei pazienti fumatori che arrivano da noi con i denti macchiati: con l’air polishing siamo in grado di rimuovere la placca sopragengivale e le macchie in pochi secondi, ma sotto la gengiva è necessario agire con le tecniche tradizionali.

 

Un tempo, impiegavamo di più a rimuovere le macchie dentali, magari utilizzando le gommine o gli ultrasuoni; con l’air polishing impieghiamo davvero pochi minuti.

 

Ti racconto, tramite un aneddoto, un altro aspetto interessante dell’air polishing. Durante la seduta di igiene orale professionale, facciamo abitualmente dei controlli per verificare se i pazienti siano capaci di effettuare un’igiene orale domiciliare efficace e completa.

 

In che modo? Utilizziamo pastiglie o liquidi rivelatori di placca: questi ausili “colorano” temporaneamente il biofilm presente sulle superfici dei denti. Perciò, dove l’area è colorata, si è in presenza di placca. Questi coloranti rimangono in sede per un po’: come fare? Tu andresti mai a un meeting professionale con i denti viola? Per rimuovere questa colorazione, si usa appunto l’air flow, che toglie le macchie superficiali in pochissimo tempo.

 

Ricapitolando:

  • La tecnica dell’air flow è innovativa e consente di risolvere alcune problematiche sopragengivali con rapidità e in modo indolore;
  • La tecnica dell’air flow non risolve la malattia parodontale e l’accumulo dei batteri nelle tasche parodontali sottogengivali; per gestire questa condizione, sono necessarie le tecniche tradizionali.

Trattamento convenzionale della piorrea

Generalmente, la cura della piorrea include:

  • Trattamento dei fattori di rischio modificabili: la scarsa igiene orale, il diabete alimentare e il fumo sono fattori di rischio che possiamo tenere sotto controllo con uno stile di vita regolare e abitudini sane.
  • Detartrasi: mediante l’igiene professionale manuale e con strumenti ultrasonici.
  • Levigatura radicolare: è la rimozione del cemento e della dentina compromessi o interessati da tossine, seguita poi dalla levigatura della radice.
  • Talvolta assunzione di antibiotici, sotto stretta prescrizione medica: se persistono tasche più profonde di 3-4 mm, possono essere impiegati antibiotici sistemici, come ad esempio amoxicillina per via orale, associata a un gel antibiotico applicato a livello locale, nelle tasche più complicate.
  • Chirurgia: è possibile eliminare chirurgicamente la tasca e rimodellare l’osso. In questo modo, la persona può ripulire la profondità del solco tra il dente e la gengiva. In alcune situazioni, si pratica la chirurgia rigenerativa con innesto osseo, per stimolare l’accrescimento dell’osso alveolare. Inoltre, può essere necessario anche applicare dei sostegni ai denti mobili e rimodellarne le superfici, per ovviare a un’occlusione dannosa.
  • Estrazione (in fase avanzata): nella patologia in fase avanzata è spesso necessaria l’estrazione. I fattori sistemici corresponsabili della patologia devono essere controllati prima di iniziare la terapia. La parodontite aggressiva localizzata richiede un approccio di chirurgia parodontale, in combinazione con antibiotici per via orale.

Quali sono le conseguenze della malattia parodontale non trattata?

Solitamente, la parodontite o piorrea si manifesta come un peggioramento della gengivite e, se non trattata, provoca la mobilità dentale e la perdita dei denti.

 

Perciò, la malattia parodontale si sviluppa solitamente quando una gengivite, con accumulo progressivo di placca e tartaro sotto il margine gengivale, non è stata tempestivamente e adeguatamente curata.

 

Con la piorrea si formano tasche profonde nel tessuto parodontale, che possono ospitare microrganismi colonizzatori (batteri) piuttosto aggressivi e che tendono a proliferare.

Ecco in che modo agiscono i batteri responsabili della malattia parodontale

Questi batteri aggressivi innescano il rilascio cronico dei mediatori dell’infiammazione, come citochine, prostaglandine, enzimi.

 

A causa dell’infiammazione, le gengive perdono progressivamente le inserzioni sui denti; inizia il riassorbimento osseo, e le tasche parodontali diventano più profonde.

 

Con la graduale perdita dell’osso, i denti possono spostarsi e le gengive recedere. Questa condizione può determinare la perdita del dente.

 

Presso il nostro studio odontoiatrico a Modena, l’attenzione verso la salute parodontale e gengivale è massima, così come la sensibilizzazione dei pazienti alla prevenzione e alla salute orale in generale.

 

Infatti, affidarsi il prima possibile alle cure odontoiatriche e sottoporsi a controlli regolari è la strada migliore per evitare problematiche e interventi invasivi. Peraltro, noi collaboriamo strettamente con il nostro parodontologo di fiducia, lo specialista in malattie parodontali e relativi trattamenti, per un approccio completo ed efficace al quadro clinico di ciascun paziente.

 

Se ti interessa, abbiamo realizzato diversi articoli a tema parodontologia, per approfondire queste tematiche importanti.

Qualche numero della malattia parodontale 

La parodontite è una malattia cronica molto frequente nella popolazione. Al mondo si stima che ci siano 743 milioni di individui affetti dalla malattia che è la prima causa di perdita dei denti.

 

In particolare, in Italia, si stima siano 20 milioni le persone affette e 8 milioni le persone in cui la malattia è presente in forme gravi (circa il 15%).

 

La parodontite raggiunge un picco di insorgenza intorno ai 40 anni di età. Secondo le ultime stime, ad oggi possiamo stabilire che 1 italiano su 2 sopra i 40 anni presenti segni di malattia.

 

All’aumentare dell’età, la prevalenza della patologia nella popolazione cresce; in effetti, sopra i 65 anni, indicativamente 2 persone su 3 ne sono affette. Questi dati sono sufficienti a comprendere la portata del problema.

L’importanza di una diagnosi tempestiva per trattare al meglio la piorrea

La diagnosi della malattia parodontale viene effettuata con una valutazione clinica professionale accurata e con una radiografia dentale, quando necessario, per rintracciare la perdita dell’osso alveolare adiacente alle tasche parodontali.

 

L’ispezione di denti e gengive, associata al sondaggio delle tasche e alla misurazione della loro profondità, di solito è sufficiente per fare una diagnosi corretta: se la profondità delle tasche è maggiore di 4 mm, si è in presenza di piorrea.

 

In particolare, si effettua il test PSR, un test microbiologico semplice, indolore e non invasivo:

  • È rapido: necessita di un tempo massimo di 15 minuti di esecuzione.
  • Con una sonda millimetrata, si analizza il solco gengivale, tra gengiva e dente, di tutti i denti presenti in bocca.
  • Viene idealmente divisa la bocca in sei aree, dette sestanti, a ciascuna delle quali si assegna un valore.
  • Il punteggio finale di ogni sestante varia tra 0 e 4, e consente di suddividere i pazienti in tre grandi gruppi, a seconda del livello di severità della patologia.

Con questo articolo, spero di aver approfondito l’importante aspetto della cura parodontale, e di aver eventualmente risposto ad alcuni tuoi dubbi; in ogni caso, non esitare a scrivermi a simone@simonevaccari.it o a rivolgerti allo studio, saremo ben lieti di rispondere alle tue domande.




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