Perché ricorrere alla terapia parodontale chirurgica? Ti è stata diagnosticata una forma di parodontite e per risolverla ti è stata consigliata la chirurgia parodontale? Come molti pazienti, potresti manifestare alcune perplessità. Scopriamo insieme a cosa serve la terapia parodontale chirurgica, perché è sicura e affidabile e in quali casi viene suggerita.
È opportuno sottoporsi a chirurgia parodontale quando i tessuti di sostegno dei denti non sono sani e non possono guarire con la sola terapia non chirurgica. Inoltre, la chirurgia consente di ricostruire i tessuti di sostegno del dente distrutti a causa della malattia parodontale o piorrea.
La terapia di tipo chirurgico ha perciò l’obiettivo di ottenere un accesso diretto alle radici e ai difetti ossei. Ciò consente di rimuovere in modo più completo ed efficace i batteri presenti intorno ai denti.
Presso il nostro studio odontoiatrico a Modena ci occupiamo sia di terapia parodontale chirurgica, sia di terapia parodontale non chirurgica. Se hai dubbi, non temere: la parodontologia è per noi un tema importantissimo nel nostro approccio professionale e, per garantirti un’assistenza sanitaria completa e affidabile, collaboriamo con il nostro specialista parodontologo di fiducia.
Se ti interessa, ti invito alla lettura dei nostri approfondimenti su parodontologia e parodontite.
La parodontite è una malattia cronica multifattoriale di origine batterica. Se, da un lato, i batteri hanno una funzione imprescindibile per lo sviluppo della patologia, dall’altro lato anche la suscettibilità individuale della persona e le sue abitudini hanno una forte incidenza sullo sviluppo della malattia stessa.
Uno dei criteri fondamentali nel determinare la parodontite è il controllo dei fattori di rischio. Nello specifico, ci riferiamo a:
Inoltre, possiamo individuare altri elementi che incidono sullo sviluppo della malattia parodontale, e cioè:
Come avrai capito, l’obiettivo principale è il controllo dei fattori di rischio. Quest’obiettivo può essere raggiunto tramite:
Come abbiamo accennato poco fa, in alcuni casi, nonostante la situazione parodontale sia tenuta sotto controllo con le modalità descritte, possono residuare le tasche parodontali.
Per tasche parodontali intendiamo una distanza di 4 mm o superiore tra il margine gengivale e il punto più profondo di penetrazione della sonda nel solco gengivale.
La tasca è una nicchia in cui i batteri possono penetrare in profondità, sfuggendo al controllo dell’igiene sopra gengivale. All’interno della tasca, si selezionano i batteri maggiormente aggressivi, sfruttando condizioni ideali come l’assenza di ossigeno e luce.
I batteri sono in grado agire indisturbati, creando le condizioni ideali per un ulteriore peggioramento della situazione parodontale, con riassorbimento osseo e perdita di attacco clinico.
Se, al termine del primo processo di terapia, rappresentato dal controllo dell’infezione, persistono queste tasche parodontali, è necessario intervenire per eliminarle definitivamente con la chirurgia parodontale che vedremo da vicino nel prossimo paragrafo.
Possiamo individuare tre tipi di chirurgia parodontale per il trattamento delle tasche parodontali:
1. Chirurgia parodontale conservativa: è la tecnica chirurgica attraverso la quale il parodontologo solleva la gengiva per eliminare il tessuto infiammatorio residuo.
Una volta compiuta questa azione, la gengiva viene chiusa attraverso un riposizionamento gengivale esattamente nel punto di partenza. Questa tecnica viene definita anche come “lembo per accesso”. Lo scopo di questa tecnica è riformare un attacco epiteliale lungo attraverso un processo riparativo.
Può essere eseguita sia nei settori frontali sia in quelli latero-posteriori nel trattamento prevalente di difetti ossei orizzontali.
2. Chirurgia ossea resettiva: questa tecnica prevede uno spostamento della gengiva (che viene in parte eliminata) e una riduzione dell’osso. In questo modo, la tasca viene rimossa completamente. L’effetto collaterale di questa pratica è che il dente risulta allungato. È perciò preferibile riservarla per difetti poco profondi o in quei casi in cui la componente estetica non è preminente (come ad esempio la risoluzione di tasche situate nella parte posteriore e quindi non visibili).
Un’operazione che rientra nell’ambito della chirurgia ossea resettiva è l’allungamento della corona clinica, da eseguire, per esempio, in presenza di carie sottogengivali. Dopo aver asportato la carie, è necessario far emergere una porzione di dente sano. A questo scopo, si effettua uno spostamento del tessuto con annessa eliminazione della gengiva eccedente e del tessuto osseo. L’obiettivo è consentire l’accesso e garantire un margine di chiusura ideale per la ricostruzione.
3. Chirurgia rigenerativa: è una tecnica chirurgica finalizzata all’eliminazione della tasca attraverso la rigenerazione dei tessuti parodontali. È riservata ai difetti profondi, in particolare ai difetti ossei verticali.
È possibile eseguire questa tecnica chirurgica quando la componente infraossea è superiore ai 3 mm.
Si possono utilizzare dei sostituti d’osso con metodiche mini-invasive che consentono di rigenerare i tessuti parodontali. Di fatto, vengono rigenerati sia l’osso sia il legamento parodontale e quindi l’attacco connettivale. Ciò consente al parodontologo l’eliminazione della tasca.
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Il dolore durante la procedura è del tutto assente. È fondamentale ricordare che la chirurgia va eseguita in un/a paziente risanato/a. Perciò, si opera su tessuti in completa assenza di infiammazione.
L’altro aspetto fondamentale è la mini-invasività nel rispetto assoluto dei tessuti. Devi sapere che, nel corso degli anni, la chirurgia parodontale ha visto un’evoluzione delle tecniche e dello strumentario. Oggi parliamo di chirurgia microscopica e di strumentario per microchirurgia.
Vengono create le condizioni ideali per il controllo della patologia nel tempo. Invece, una tasca parodontale non consente alla persona di mantenere lo stato di salute.
Infatti, non potendo “pulire” all’interno della tasca, è impossibile controllare l’azione nociva dei batteri: l’eliminazione della tasca ristabilisce la salute gengivale.
“Se non effettuo la chirurgia per vari motivi, a cosa vado incontro?” Questa domanda è molto comune.
La chirurgia è fondamentale per risolvere e ridurre le tasche parodontali, come abbiamo detto poco fa. Non eseguire la chirurgia comporta la persistenza delle tasche e aumenta il rischio che queste possano peggiorare.
Questa terapia va eseguita solo quando ci sono le indicazioni e gli obiettivi sono chiari. I due principali obiettivi sono, come abbiamo detto, l’eliminazione delle tasche parodontali ed il guadagno di attacco clinico. A chi affidarsi?
Sicuramente a un professionista che goda della massima fiducia del/la paziente e che abbia condiviso obiettivi, limiti ed eventuali effetti secondari.
Come abbiamo anticipato all’inizio di questo articolo, il professionista che studia e che si occupa di parodontologia nella sua pratica quotidiana è il parodontologo ed è sicuramente la figura professionale più indicata.
Come ti sarà chiaro, le tre tecniche chirurgiche sono finalizzate all’eliminazione della tasca, ma è ovvio che il raggiungimento dell’obiettivo prevede metodiche differenti.
In particolare, nella chirurgia conservativa e rigenerativa la gengiva viene conservata interamente, poiché vengono impiegate metodiche riparative e rigenerative. Invece, nella chirurgia resettiva, il dente viene allungato, lasciando esposta la radice ed eliminando fisicamente la tasca.
La chirurgia si riserva unicamente ad alcuni casi particolari, nello specifico è indicata per la rimozione degli esiti della malattia che non si sono risolti con le tecniche non chirurgiche.
Ripristinando lo stato di salute gengivale, sarà possibile mantenere lo stato di salute nel tempo.
La terapia parodontale chirurgica non deve perciò essere intesa come la risoluzione della malattia, ma come il miglioramento delle condizioni per il controllo dei fattori di rischio e la conservazione della dentatura naturale della persona.
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