Come curare la parodontite e prevenire la perdita dei denti grazie alla terapia parodontale

Ho parlato spesso di parodontite o piorrea, e penso sia importante continuare a farlo, perché questo disturbo non è sempre riconoscibile e, quando si manifesta, spesso la situazione orale è già compromessa. In questo articolo, vedremo come curare la parodontite e come prevenire la perdita dei denti con la terapia parodontale.

Cos’è e da cosa dipende la parodontite?

La parodontite, nota anche come piorrea, è una patologia batterica cronica multifattoriale. I batteri sono la causa dell’infiammazione che determina l’evoluzione della malattia.

 

È definita “multifattoriale” poiché, oltre alle cause batteriche, diversi fattori di rischio concorrono alla sua insorgenza e alla sua progressione.

 

A proposito: sul nostro blog troverai tantissimi articoli di approfondimento su parodontologia e parodontite. Infatti, presso il nostro studio dentistico a Modena ci occupiamo della salute orale dei pazienti a partire dalla prevenzione, aspetto importantissimo per tenere sotto controllo differenti patologie. La sensibilizzazione, la consapevolezza e il dialogo aperto tra pazienti e professionisti sono i punti di forza del nostro approccio professionale.

 

Parlavamo dei fattori di rischio per la piorrea. Possiamo individuare due tipologie di fattori di rischio:

  • Fattori non modificabili, dati dalla familiarità e dalla suscettibilità individuale. Se non possiamo agire su di essi, possiamo però iniziare a fare prevenzione sin da giovani, soprattutto se abbiamo una storia familiare di piorrea.
  • Fattori modificabili: qui abbiamo ampio margine d’azione e possiamo fare molto, nel nostro quotidiano, per evitare situazioni di grave compromissione dentale.

Quali sono i fattori modificabili sui quali possiamo agire?

Vediamo insieme i fattori di rischio modificabili e, successivamente, quale terapia parodontale seguire per gestire la situazione.

Placca e tartaro

La placca e il tartaro si depositano sui denti, prima sulla corona e poi sulle radici. I batteri responsabili della parodontite sono presenti nella placca, ed è perciò molto importante eliminarla o almeno ridurla. La rimozione e il controllo della placca avvengono tramite un approccio sinergico: al parodontologo spetta la rimozione mediante tecniche e strumenti non invasivi e non lesivi per i tessuti molli, oltre all’istruzione del/della paziente al corretto mantenimento domiciliare, con tecniche d’igiene dentale personalizzate e il controllo quotidiano.

Fumo

È dimostrata la correlazione tra parodontite e fumo, che può contribuire a peggiorare il processo infiammatorio a livello locale.

Diabete

Anche tra parodontite e diabete è riconosciuta una relazione lineare. Sapevi che c’è un legame bidirezionale tra parodontite e diabete? Infatti, chi ha una delle due malattie è più facilmente suscettibile all’altra. In questo caso, il controllo glicemico è un elemento fondamentale nella cura della parodontite.

 

La buona notizia è che oggi ci sono test di screening a bassa invasività che consentono di ricevere una diagnosi precoce.

 

Per quanto riguarda il diabete, esistono semplici esami in grado di scoprire la glicemia e l’emoglobina glicata e valutare lo stato di salute della persona. Il parodontologo dovrà poi collaborare con il diabetologo per una corretta azione sinergica. E per la parodontite, invece? Te lo spiego nel prossimo paragrafo.

Cos’è il test PSR?

Per la parodontite, possiamo avere una risposta immediata tramite un semplice sondaggio parodontale di screening, chiamato PSR – Periodontal Screening Recording. Questo test, eseguito con una sonda, in pochi minuti e senza alcuna invasività, consente di stabilire lo stato di salute del parodonto e di rintracciare la presenza di tasche parodontali.

 

La tasca parodontale è uno dei principali segni clinicidella parodontite. La diagnosi è determinata eseguendo il sondaggio parodontale. Il professionista utilizza una semplice sonda millimetrata . Fisiologicamente, il solco gengivale è profondo fino a 3 millimetri; quando supera i 5 millimetri si parla di tasca parodontale.

 

In questo caso, si riducono i batteri che colonizzano la tasca, tramite sedute specifiche di strumentazione in profondità. Una volta ottenuta una completa riduzione dell’infiammazione, si può verificare se permangono delle tasche parodontali.

 

Vediamo come affrontare e gestire la malattia parodontale con differenti approcci, a seconda del livello di gravità.

Parodontite lieve e parodontite avanzata 

Come capire “a che punto è la parodontite”?

Quando la parodontite è lieve

Nella sua fase iniziale, la parodontite si presenta come un’infiammazione superficiale: le gengive sono arrossate e sanguinanti, gonfie e lievemente doloranti. Può comparire alitosi e un’aumentata lunghezza dei denti, dovuta alla retrazione gengivale e al riassorbimento osseo.

 

Il parametro principale da valutare è la perdita di attacco dentale che si deduce in pochi minuti con l’aiuto della sonda parodontale e con una manovra rapida, poco dolorosa e non invasiva.

 

Nei casi di parodontite iniziale e moderata, la perdita di attacco è lieve e non si estende a un terzo della lunghezza della radice.

Quando la parodontite è severa 

La parodontite è considerata grave quando si nota una profonda distruzione dei tessuti di sostegno, che può determinare la perdita dei denti, se non adeguatamente trattata. Siamo in presenza di parodontite grave quando:

  • Profondità delle tasche parodontali: una profondità superiore a 5-6 mm è generalmente considerata un segno di gravità.
  • Perdita ossea: una perdita ossea significativa, rintracciabile tramite radiografie, indica una situazione grave.
  • Mobilità dentale: i denti che si muovono o si spostano molto facilmente possono indicare uno stadio avanzato della malattia.

La parodontite avanzata diventa complicata quando si verificano condizioni aggiuntive o sono presenti fattori di rischio che ne rendono più difficile il trattamento, come per esempio malattie sistemiche, terapie immunosoppressive, abuso di sostanze (alcol o droghe).

Hai bisogno di maggiori informazioni?CONTATTACI

Come trattare la parodontite: terapia parodontale non chirurgica e chirurgica

Serve necessariamente la chirurgia per trattare la malattia parodontale? No: il trattamento attivo della malattia si fa con la terapia parodontale non chirurgica, che vedremo tra pochissimo. Si ricorre alla chirurgia solo in un secondo momento, dopo aver gestito adeguatamente l’infiammazione, per trattare i danni che la malattia ha causato ai tessuti di sostegno dei denti.

Terapia parodontale non chirurgica

È la prima fase della cura e ha lo scopo di migliorare il controllo dei fattori di rischio di cui abbiamo parlato poco fa.

 

Il primo passo importante è il controllo professionale e domiciliare della placca (fornendo precise indicazioni al/alla paziente sul corretto utilizzo dello spazzolino e del filo interdentale).

 

Oltre a ciò, è necessario controllare il sanguinamento gengivale con una rimozione professionale di placca e tartaro e un mantenimento regolare da parte del/della paziente.

 

Una volta risolto il quadro infiammatorio, si procede con un sondaggio parodontale completo che stabilisca se ci siano esiti di malattia (le tasche parodontali di cui parlavamo prima).

 

In caso di tasche parodontali, si possono eseguire dei trattamenti chirurgici per risolverle e ridurle, riportandole ai valori fisiologici, come vedremo nel prossimo paragrafo.

Terapia parodontale chirurgica

Va effettuata solo quando ci sono indicazioni e obiettivi ben chiari. Può occuparsene solo un parodontologo esperto, che goda della massima fiducia del/della paziente.

 

I due principali obiettivi della chirurgia parodontale sono:

  • L’eliminazione delle tasche parodontali.
  • Il guadagno di attacco clinico.

Vediamo insieme nel dettaglio i vari tipi di chirurgia parodontale

Possiamo individuare tre tipi di chirurgia parodontale:

Chirurgia conservativa 

È una tecnica chirurgica tramite la quale si solleva la gengiva per eliminare il tessuto infiammatorio residuo. Una volta conclusa questa azione, la gengiva viene chiusa con un riposizionamento gengivale esattamente nel punto di partenza.

 

Questa metodica viene definita anche con il nome di lembo di accesso. Lo scopo di questa tecnica è riformare un attacco epiteliale lungo tramite un processo riparativo. Il lembo di accesso consente di accedere alla radice per levigarla.

 

Questa tecnica può essere effettuata sia nei settori frontali, sia nei settori latero-posteriori nel trattamento prevalente di difetti ossei orizzontali (tasche sovraossee in dentatura naturale e zona estetica).

Chirurgia ossea resettiva 

È così definita perché le modifiche chirurgiche dell’osso alveolare alterato dalla piorrea avvengono per resezione dell’osso.

 

I tessuti parodontali molli superficiali vengono distaccati dai tessuti duri profondi; in questo modo, le tasche vengono visualizzate nella loro componente infraossea più profonda.

 

Le tasche vengono perciò eliminate rimodellando l’osso alveolare, fino a riacquisire un contorno simile a quello che caratterizza la sua fisiologica anatomia precedente alle lesioni parodontali. Da ultimo, i tessuti molli sono riposizionati per ricoprire l’osso alveolare modificato.

 

L’effetto collaterale di questa tecnica è che il dente risulta allungato; è perciò consigliabile riservarla per difetti poco profondi o quando la componente estetica non è predominante, come per esempio la risoluzione di tasche situate nella parte posteriore e perciò non visibile.

Chirurgia rigenerativa

Questa tecnica ha lo scopo di eliminare la tasca parodontale tramite la rigenerazione dei tessuti. È indicata per trattare i difetti profondi, soprattutto i difetti ossei verticali.

 

Si può eseguire questa tecnica quando lacomponente infraosseasupera i 3 mm;
si possono utilizzare dei sostituti d’osso con metodiche minimamente invasive che permettono di rigenerare i tessuti parodontali (proprio per questo si chiama chirurgia rigenerativa!).

 

Vengono rigenerati sia l’osso, sia il legamento parodontale, e dunque l’attacco connettivale; ciò consente al parodontologo l’eliminazione della tasca.

Come scelgo la terapia chirurgica più adatta a me?

Non devi farlo tu! Infatti, non è il/la paziente a scegliere il tipo di chirurgia necessaria, ma il professionista parodontologo. In base al tipo di problematica riscontrata e a quanto emerge dalla rivalutazione dopo la terapia parodontale non chirurgica, il dentista deciderà se sia necessario il trattamento chirurgico e quale tipo di chirurgia eseguire.

 

Peraltro, considera che, nella stessa bocca, potrebbero esserci zone da trattare in modo resettivo, altre in maniera rigenerativa e altre ancora da gestire semplicemente con il mantenimento igienico periodico (controllo della placca tramite l’igiene domiciliare e professionale).

 

Siamo arrivati alla fine di questo lunga articolo, e spero davvero che sia servito a chiarire alcuni punti fondamentali sul trattamento della malattia parodontale.

 

Se hai ulteriori domande o questioni da rivolgerci, non esitare a scrivere all’indirizzo simone@simonevaccari.it o a rivolgerti allo studio: saremo ben lieti di rispondere alle tue richieste.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *




Contattaci per info o prenotazioni


    I campi contrassegnati da asterisco (*) sono obbligatori.

    SPECIFICARE IL TIPO DI VISITA *
    MESSAGGIO


    I campi contrassegnati da asterisco (*) sono obbligatori.

    TELEFONO WHATSAPP E-MAIL